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Mamma e neonato: interpretare il pianto del bambino

Interpretare il pianto del bambino è una delle tantissime competenze che tutte le mamme sviluppano dopo poche settimane o mesi dopo il primo contatto.

Interpretare il pianto del bambino è una delle tantissime competenze che le mamme sviluppano dopo poche settimane o mesi dopo il primo contatto col bambino. Piange perché ha fame, piange perché è stanco, piange perché non sta bene, piange perché vuole stare in braccio, piange perchè....il pianto è l’unica forma di comunicazione del bambino finalizzata alla soddisfazione dei suoi bisogni primari e soprattutto nei primi mesi di vita il pianto è un mezzo per ricercare il contatto con l’adulto, in particolare con la mamma. Certo, non sempre è facile ed immediato interpretare il pianto del bambino, un esserino che si conosce da una manciata di giorni o settimane, nonostante lo si sia portato in grembo per 9 mesi. La mamma, col tempo, impara a conoscere il bimbo e a riconoscere il tipo di pianto, e di conseguenza saprà cosa fare per tranquillizare il proprio piccolo. Un consiglio dispensato da una nonna preoccupata perché il bambino “si vizia”, un rimedio anti-colica che la zia usava ai suoi tempi o il pediatra che da un momento all’altro sentenzia “il tuo latte non basta” , possono mettere in difficoltà i neo genitori e rendere insicura la mamma a discapito dell’attaccamento, una relazione costante ed emotiva caratteristica della diade mamma-bimbo. Ovvio, questo non significa che la mamma e il bambino non svilupperanno un legame d’amore incondizionato com'è normale che sia. Però un’ interpretazione affrettata, standardizzata e pressoché sbagliata del pianto del bambino, può mandare in crisi i genitori mettendo in dubbio la bontà delle loro scelte, fino ad arrivare a diventare un vero problema.

L'introduzione di latte artificiale per "tranquillizzare" il bambino può compromettere l'allattamento al seno, rendere la mamma insicura nella relazione col bimbo aumentando il rischio di depressione post partum ed inoltre, non di certo meno importante, può complicare la forma di accudimento rendendolo più impegnativo di quanto possa essere realmente.

Lo strumento più naturale ed immediato che si possa utilizzare per facilitare la comunicazione empatica ed aiutare la mamma ad interpretare il pianto del bambino, è il contatto. Infatti, se durante i primi novanta minuti dalla nascita il neonato viene posto sulla pancia della mamma, è dimostrato che si tranquillizzerà più velocemente rispetto al bambino adagiato nella sua culla lavato e vestito subito dopo la nascita. Il contatto è una forma di comunicazione preziosissima di cui ogni mamma dovrebbe avvalersi senza alcun timore o pregiudizio prima di accettare qualsiasi tipo di intervento esterno non realmente necessario. Abbracciare il bambino, è un gesto naturale per conoscerlo, comprenderlo e rispettarlo con amore.

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