Sopra:

Il contatto in gravidanza come fondamenta di un legame indistruttibile

L'importanza del contatto in gravidanza 

Il mondo dei bambini è vasto e complesso pieno di sfumature e di passaggi fondamentali per lo sviluppo del neonato, in una realtà - come quella del babywearing - attenta alle esigenze e ai bisogni del bambino, ci siamo chiesti come percepiscono il contatto i piccoli, quale tipo di interazione si sviluppa tra genitori e piccoli. Ci ha risposto Eleonora Bottosso, psicologa perinatale e psicoterapeuta, in questo nuovo articolo del blog, che parla di gravidanza e contatto.



Il contatto in gravidanza, cosa percepisce il piccolo?

Il legame tra bambino e genitori non si sviluppa a partire dalla nascita ma molto tempo prima, quando il proprio figlio inizia ad essere desiderato e cercato. Si va ulteriormente ad approfondire durante i nove mesi della gravidanza, periodo in cui il nascituro mostra di avere progressive capacità di ricevere, elaborare e rispondere a stimolazioni intra ed extra uterine.

La vita psichica inizia quindi in epoca prenatale e i vissuti legati al periodo trascorso nell’utero materno costituiscono le fondamenta delle fasi di sviluppo successive. Il nascituro partecipa a tutte le esperienze corporee ed emotive vissute dalla madre attraverso placenta e cordone ombelicale, che rappresentano un canale di trasmissione di informazioni di natura metabolica, endocrina ed emotiva. Il fornire in gravidanza adeguate e significative esperienze sensoriali permette non solo di stimolare gli organi percettivi del bambino ma anche e soprattutto di rinforzare il suo legame affettivo con i genitori. Attraverso questo scambio sarà possibile, con il passare dei mesi e soprattutto nel momento in cui saranno percepiti i movimenti fetali, conoscere le modalità di risposta, movimento e i bisogni del proprio bambino, favorire il suo sviluppo e prepararsi al ruolo di mamma e papà. 

Come comunicare con il bambino tramite il tatto?

L’ambiente uterino è un ambiente ricco di stimoli, alcuni dei quali arrivano dall’esterno in maniera attutita, come luce e rumore, mentre altri in maniera più forte e diretta, come il battito del cuore materno e l’odore e sapore del liquido amniotico. I recettori sensoriali del bambino hanno un ordine di comparsa che ricalca quello di altri mammiferi: dapprima iniziano ad agire i recettori chemio-olfattivi, successivamente quelli tattili e vestibolari, quelli acustici ed infine quelli visivi.

Quello del tatto è un apparato sensoriale complesso, costituito da centinaia di recettori sparsi in tutto il corpo. Già a partire dalla decima settimana di vita i test di rilevazione della sensibilità tattile indicano una elevata sensibilità della zona genitale, dalla undicesima settimana della zona del palmo delle mani e dalla dodicesima settimana delle piante dei piedi. Il bambino in utero, quindi, è in grado di percepire stimolazioni tattili fin dal primo trimestre.

A tal proposito, in Olanda, è stato fondato da Frans Veldman l’Istituto per la Comunicazione Aptonomica, un ambito di studi relativi al contatto tattile dai quali sono derivate metodologie che insegnano ai genitori a comunicare con il nascituro tramite il canale sensoriale del tatto, attraverso carezze e tocchi del ventre materno. Le ricerche hanno dimostrato come i bambini che in gravidanza instauravano una relazione con i genitori centrata sul tatto mostravano alla nascita un maggiore interesse per il mondo esterno, erano più calmi e capaci di autoconsolarsi e risultava più facile accudirli. Manifestavano, quindi, una maggiore stabilità emozionale. D’altra parte, gli effetti positivi riguardavano anche i genitori i quali mostravano un legame di attaccamento precoce e profondo, che si prolungava anche dopo la nascita.

L’importanza del tocco è ulteriormente confermata dagli studi svolti sull’ormone ossitocina, detto anche ormone dell’amore, primariamente conosciuto in relazione a parto ed allattamento. La pelle ha diversi tipi di recettori: alcuni registrano il dolore, altri il caldo e il freddo e altri ancora il tocco delicato. Un tocco piacevole ha effetti benefici sul corpo come diminuzione del ritmo cardiaco, della pressione sanguigna e degli ormoni dello stress, oltre che favorire uno stato di calma e connessione. Il livello di ossitocina aumenta in modo regolare sia nel sangue che nel cervello in risposta a diversi tipi di stimolazione tattile ripetitiva e rassicurante. Coccole e carezze fin dalla gravidanza fanno quindi bene alla relazione con il proprio con corpo, alla relazione di coppia e alla relazione con il proprio bambino.

Lo sviluppo psicosensoriale del feto prima, e del bambino poi, è ampiamente favorito dalla capacità delle figure di riferimento di sintonizzarsi con lui, creando così una base sicura che gli fornisce uno spazio fisico e mentale all’interno del quale poter crescere e manifestarsi. L’utilizzo del dialogo sensoriale in gravidanza permette di comunicare con il bambino, creando una relazione che vede madre, bambino e padre uniti e connessi visceralmente. I genitori non devono aspettare la nascita per instaurare il rapporto, il bambino in utero è già predisposto alla relazione e ha bisogno di esercitare le proprie competenze sociali per costruire la propria identità e un solido e sicuro legame di attaccamento.

Dott.ssa Eleonora Bottosso
Psicologa perinatale e psicoterapeuta
www.eleonorabottosso.com

BIBLIOGRAFIA
Ballardini M., Da due a tre, Alpes, 2014.
Moberg K.U., Ossitocina, l’ormone dell’amore, Il leone verde, 2019.
Sarti P., Sparnacci G., Gravidanza e puericultura, Giunti, 2012.
Righetti P.L., Casadei D., Sostegno psicologico in gravidanza, Edizioni Magi, 2006.

Domenica Lunedi Martedì Mercoledì Giovedi Venerdì Sabato Gennaio Febbraio Marzo Aprile Può Giugno luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
To top