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Mammo? No grazie! Chiamatelo papà!

Sta nascendo una una nuova figura dei papà, non più autoritari e distanti ma padri che sono sempre più partecipi e attivi nella crescita dei figli, felicemente presenti fin dai primi istanti, ecco perché chiamarli "mammo" non è rispettoso nei confronti del loro ruolo!

Nel vocabolario italiano la parola “mammo” esiste, usata principalmente in modo scherzoso indica un uomo che, nella cura dei figli e nella gestione della casa, svolge le funzioni che sono state tradizionalmente proprie di una mamma. Ma perché questo termine non è gradito ed è, anzi, condannato, visto in modo polemico nel mondo della genitorialità?

Sicuramente legato a vecchi retaggi e al modello di famiglia patriarcale dei nostri nonni questo termine risulta fastidioso e inutile proprio perché relega il papà al ruolo di aiutante, femminilizzando il termine e privandolo invece dell’importanza che un padre ricopre nella crescita dei figli. Fortunatamente sono proprio i papà i primi a disprezzare l’uso di questo aggettivo, infatti, il nuovo concetto di paternità li vede fortemente partecipi e attivi nella vita familiare, non più figure marginali.

Utilizzare il termine mammo per descrivere il ruolo del papà è sbagliato per molteplici motivi, innanzitutto è fuori luogo, è come se mandassimo un segnale ai papà in cui gli diciamo che quello che fanno non gli compete, che è contro natura essere empatici e presenti, che interpretano un ruolo da non protagonista nella vita dei figli. Il pregiudizio della società verso i papà che si occupano dei bisogni dei loro bambini è ancora forte, come se cambiare un pannolino fosse un compito esclusivamente femminile.

Quando un papà accudisce un figlio insieme alla mamma non è meno virile o meno paterno, anzi, il modo in cui si comporta trasmette ai propri figli il modello su cui baseranno la loro identità, aiutando a combattere l’idea stereotipata di femminile che la società italiana trasmette ancora fortemente nella quotidianità. Dire che “il papà aiuta la mamma” non è corretto perché implicitamente afferma che, in realtà, il compito di crescere e occuparsi dei figli e della casa spetta a lei, mentre se un bambino vede che il papà in casa è al pari della mamma, sarà perfettamente normale per lui aspettarsi la stessa armonia e lo stesso equilibrio anche al di fuori delle mura domestiche.

Per fortuna il ruolo del papà sta davvero cambiando, sempre più spesso gli uomini parlano di paternità e si confrontano fra loro, seguono il percorso della nascita fin dai primi mesi, non solo partecipando alle ecografie di controllo, ma informandosi, partecipando ai corsi pre parto per arrivare pronti e competenti a vivere il loro ruolo nella crescita del figlio.

Oltre che con i termini dispregiativi i papà si scontrano anche con la società, in Italia il congedo parentale per la paternità è pressoché inesistente, si parla di 10 giorni in totale contro, ad esempio, le 46 settimane retribuite al 100% che possono richiedere i padri in Norvegia. Ma, nonostante l’arretratezza del sistema, siamo ben felici di constatare che il ruolo del papà è in trasformazione e sta evolvendo, anche grazie alla nuova idea di genitorialità che si sta facendo strada. L’abbandono e il fallimento della figura del padre autoritario ha portato alla creazione di un nuovo modello che, anche se ancora in lotta contro i pregiudizi, vede i papà più coinvolti dal punto di vista emotivo e da quello proprio di assistenza e di cura dei propri figli, di disponibilità di tempo e di affetto.

Educare i propri bambini senza seguire la “vecchia strada” è sicuramente complicato, più complesso e stancante perché occorre trovare un equilibrio nuovo, ma è davvero tanta l’importanza che ricopre il ruolo dei papà nella crescita dei figli, sia dal punto di vista emotivo che fisico, ecco perché denigrare con una parola il compito che questi papà svolgono insieme alla mamma è sbagliato.

Anche nel mondo del babywearing abbiamo notato un forte cambiamento, sempre più papà scelgono di portare i loro bambini con un porta bebè proprio per recuperare quel contatto primario che ha visto la mamma protagonista principale durante i 9 mesi di gravidanza, ponendo le basi per un rapporto padre-figlio ricco di emozioni. I papà sono papà ed è giusto che anche a loro sia riconosciuto il merito che questo ruolo essenziale comporta.

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